domenica 28 dicembre 2014

Essere imprenditori "perché no?". Imparare da Oscar Farinetti e da Eataly



8 sono le lezioni che si possono apprendere vistato un negozio di Eataly. Capirle ci aiuta a migliorare la nostra offerta e puntare al successo.
Ecco l’elenco


  1. Se hai un ottimo posizionamento di marchio, il brand funziona, puoi vendere quello che vuoi perché innanzitutto i tuoi clienti, anzi i tuoi entusiastici fans compereranno da te la fiducia;
  2.  se hai un brand così il prezzo è una variabile trascurabile;
  3. se hai un brand così puoi vendere qualunque cosa;
  4. osa, sii un imprenditore “perché no” e sicuramente troverai la strada giusta per avere successo;
  5. spariglia: qual è il core business di Eataly, la ristorazione o la distribuzione? Il turismo o la formazione? O semplicemente la consulenza?
  6. non porre confine alle tue idee, dentro un contenitore come questo ci può stare ogni cosa;
  7. impara a parlare per immagini;
  8. qualunque parte del tuo business comunica, anche le toilette: impara a farlo anche con la tua impresa.


Osare, che cosa vuol dire osare oggi? Che cosa vuol dire essere un imprenditore “perché no?” oggi? Secondo Farinetti, che ha raccontato la sua avventura di recente a Matching 2014 il successo sta nell’analisi prima e nel coraggio dopo. Prima devi capire cosa fa la differenza nel mercato nel quale vuoi entrare, poi avere il coraggio di raccontarlo nel mondo migliore.
Farinetti è partito dalla consapevolezza che il nostro è un Paese unico al mondo e l’ha raccontato come nessuno ha saputo fare fino ad ora, come purtroppo l’insuccesso del nostro turismo illustra con tragica solarità.
E poi ha costruito un palcoscenico per narrare a tutti la storia che aveva scelto, facendosi guidare da tre domande (quali? Le scopri a questo link) per creare un ambiente che parlasse esattamente della sua vicenda. E seguendo l’esempio di molti registi di successo, ha scelto un cast di attori sconosciuti alle grandi platee ma apprezzati nei circuiti per specialisti.
Come?
Guardati attorno in un punto vendita di Eataly: mancano le grandi marche, ciò che troneggia è il marchio del negozio che per il cliente sceglie, seleziona, propone. Si fa garante. E lo fa raccontandoti una storia, la storia del cibo e del nostro paese.
Scaffali e degustazione sono vicini come due lati della stessa medaglia… d’oro.
E non si preoccupa di consigliare altri interpreti della cucina italiana, li vende anzi: ecco i libri dei grandi chef, i ricettari dei blogger famosi, le scatole che vendono una cena nel famoso locale stellato come nel semi-sconosciuto ristorante di un giovane chef ovviamente rigorosamente selezionato da Eataly.
Come possiamo mettere in pratica un modello simile?
Uscendo ad esempio dai confini dell’ abbiamo sempre fatto così o del il nostro mercato è differente o ancora il nostro mercato ci chiede questo. Ne siamo sicuri?
Come possiamo partire da una storia per raccontare la nostra differenza?
Chi siamo noi per fare la differenza?
E’ una storia d’arte o di meccanica? Di passione o di tecnica?
Come possiamo sparigliare le carte in tavola?
Beh di questo parliamo la prossima volta.

Le puntate pubblicate le trovi a questi link

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