domenica 30 settembre 2012

Il sogno dell'imprenditore o un imprenditore da sogno?

Guest post di Raffaella Cagnazzo








Ci sono sempre due categorie nella vita. Bianco, nero. Yin, yang. Caldo, freddo. Primavera, autunno. Quelli che corrono e quelli che prendono la vita al ritmo dello slow-motion. Quelli che aggrediscono e quelli che giocano in difesa.
Due categorie, due scuole di pensiero che difficilmente arrivano ad integrarsi tra loro. E così succede anche nel mondo dell’imprenditoria. Quando la congiuntura economica annuncia sereno e lascia credere che tutto proceda a gonfie vele, le differenze non si notano. Ma quando il periodo di difficoltà (leggi la crisi attuale) arriva a smuovere le acque, ecco che gli imprenditori piano piano si dividono. Sembra una selezione naturale. Chi si trova a dirigere un’azienda, piccola o grande che sia, dalla multinazionale al piccolo negozio, in un periodo di difficoltà entra necessariamente a far parte di una delle due.
Ci sono quelli che di fronte al calo delle vendite, alla diminuzione degli ordini, ad un fatturato che non cresce, guardano inorriditi a quei dati, incapaci di reagire. Quelli che per una vita si sono occupati di realizzare sempre lo stesso prodotto e non ammettono a se stessi che non venda più. Non hanno altre competenze che quelle già acquisite e mai rinnovate e non provano nemmeno ad aprirsi alla novità. Ci sono imprenditori che hanno ‘intrapreso’ una volta e non ‘intraprendono’ più; che si crogiolano nel refrain ‘è colpa della crisi’ e non ammettono che la crisi si può vincere.
E’ l’atteggiamento dello yin: un comportamento freddo, di chi ‘vede nero’ cioè ha una totale assenza di prospettiva davanti a sé. “Sono finito”: quante volte abbiamo sentito ripetere queste parole negli ultimi mesi?
La difesa in questi casi non serve. Bisogna giocare in attacco… e, per usare una metafora calcistica, prendere la squadra sulle proprie spalle. Di fronte ad un imprenditore che ha saputo sviluppare un’idea e creare una società, i dipendenti si aspettano una presa di posizione netta. Non valgono i rimandi. Vale, invece, guardare al proprio prodotto, alla propria merce non come un punto di arrivo di anni di ricerca, ma come punto di partenza per imparare. E rilanciarsi: serve instaurare nuovi contatti, pensare a una nuova presenza (online, per esempio) che crei i presupposti per un tavolo di confronto con gli attori della propria categoria, dar vita a qualche piccola piccolissima rivoluzione che destrutturi lo status quo e costituisca una chiave di volta.
Bandito, ovviamente, lo scetticismo sul far circolare idee e know-how.
La storia è ricca di chi ha saputo trasformare la produzione di un prodotto, nello scambio di tanti beni e servizi aggregati. Basta saper cogliere la novità.

Grazie a Raffaella per la sua disponibilità.
Raffaella è giornalista free lance, collabora con il Corriere della Sera e altre prestigiose testate, blogger e giramondo.   


2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' proprio cosi la crisi si può vincere! Ma far uscire la propria azienda da un periodo buio e rilanciarsi non è cosi semplice, infatti come imprenditori ci si trova soli a prendere delle decisioni molto importanti anche per il futuro di molte famiglie e si rischia di fare molte notti insonne.
Però si imparano molte cose in questi momenti, sopratutto a chi chiedere consiglio; molti si affidano ad esperti e consulenti del settore, altri fanno di testa loro come ho sempre fatto io, pagando a caro prezzo i propri sbagli...

Questo fino a quando un caro amico che ringrazierò sempre, mi ha aperto un nuovo mondo facendomi conoscere due care persone che mi hanno aiutato a vedere le cose in un modo nuovo. Qualsiasi decisione fondamentale si debba prendere ogni giorno è indispensabile avere l'energia necessaria ed essere lucidi, solo in questo modo si può giocare in attacco, avere nuove idee, utilizzare tutte le potenzialità del know-how acquisito negli anni.

Inoltre ho capito un'altra cosa fondamentale: solo io posso conoscere la migliore soluzione, in quanto ho tutte le informazioni necessarie che nessun'altra persona può avere, 'basta' interrogare il mio subconscio con l'aiuto dei miei amici! ;-) Se ci dovesse essere qualche altro imprenditore interessato ad uscire da un periodo buio, consiglio consultare questo sito: www.mykonsulting.it

Paolo Pugni ha detto...

Grazie del contributo. E' vero che l'imprenditore ha tutte le informazioni necessarie e che sta a lui prendere decisioni, dato che è responsabile delle conseguenze.
Il ruolo del consulente, come dice la parola stessa, è di aiutare l'imprenditore a mettere al loro posto tutte le informazioni per poter prendere la decisione migliore, condividere conoscenze ed esperienze che l'imprenditore non ha e non può avere (farebbe un altro mestiere) e facilitargli il compito dell'azione.
Personalmente credo siano due ruoli sinergici, diffido fortemente e parimenti sia dall'imprenditore che dice "so fare tutto io so tutto io" sia come del consulente che si arroga il ruolo di sostituirsi all'imprenditore.
Onestamente conosco più elementi della prima categoria che della seconda

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